Il dolore della perdita.

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Quanto dolore c’è su questa terra? E quanto di questo dolore è causato dalla perdita? Soffriamo, ci incolpiamo, ci arrabbiamo con noi stessi e con gli altri. Perché lo facciamo?

Siamo stati “programmati” in funzione di controllo e possesso.

Da sempre ci viene insegnato che più otteniamo (possediamo) meglio siamo. Così ci facciamo in quattro per conquistare, controllare, possedere, creando dolore durante la ricerca e creando dolore al momento del distacco.

Queste dinamiche sono ancora più marcate quando si tratta di conquistare e possedere qualcuno, invece di qualcosa.

In questo caso oltre al dolore durante la ricerca e a causa della perdita creiamo dolore anche alla persona in questione, perché naturalmente c’è anche il dolore della paura di perderla, questa persona, con la conseguente limitazione della sua libertà.

Cerchiamo di guardare per un attimo le cose da un altro punto di vista:

Noi siamo in continuo cambiamento e l’Universo, in costante movimento, ci dà quello che ci serve in quel determinato momento della nostra vita.

Sono doni, e stanno con noi fino a quando serve. Ogni persona che incontriamo ci porta qualcosa che ci serve. Forse non sempre quello che desideriamo, ma sempre, in ogni caso, ciò che ci serve. A volte non riusciamo nemmeno a capire quale sia davvero quel dono.

Ma quando il dono è stato ricevuto e il compito di questa persona è completato a volte le nostre strade si separano. Perché le cose che ci servono dopo magari sono diverse, e per continuare nel nostro cambiamento, nella nostra “crescita” ci servono altre cose.

Se riuscissimo a guardare questo cambio di strade come un nuovo dono, invece che come una perdita, potremmo donare alla nostra anima l’entusiasmo di una nuova sorpresa, invece che i soliti sentimenti di rabbia, abbandono, colpa o rancore che ci portano tanta sofferenza.

Tentare di tenere stretta a noi una persona che non è destinata a restare brucia tutte le nostre energie e c’è da considerare che per tenere fermo qualcuno che vuole andare in una direzione differente dalla nostra restiamo fermi anche noi.

Provate ad immaginare invece che queste due persone riescano a trasformare questo attaccamento in energia d’amore incondizionato e che al momento giusto si lascino andare reciprocamente senza resistenze. Ognuno per la sua strada, nel pieno delle sue energie, con la benedizione dell’altro.

Un viaggio fatto di curiosità e gioia, invece che di rabbia. Su due strade diverse, che magari un giorno potrebbero anche riunirsi. E di nuovo, incontrarsi con la gioia di ritrovarsi invece che del rancore covato per tanto tempo.

Se ci liberiamo dal bisogno di possesso, dal senso di fallimento per la perdita e compendiamo che nulla e nessuno ci appartiene e che ogni anima (anche la nostra) è degna di vivere nella libertà dell’amore incondizionato ci liberiamo del dolore della perdita e riusciamo a vedere la gioia e il senso di orgoglio che ci può donare assistere al successo delle anime che amiamo. Trasmutando il senso di fallimento in un puro sentimento di gioia.

 

Con Amore e Gratitudine. Gabriella.

 

6 risposte

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